Ester brandiva
le carte a mo’ di ventaglio, solo che a Stella più che un gesto
magico ricordava banalmente le carte ‘napoletane’ nelle mani dei giocatori di
briscola; questo modo di brandire i Tarocchi la sconcertò, facendola dubitare
delle capacità della chiromante. Non che Stella amasse giocare alle carte, ma
da sempre era affascinata dagli anziani giocatori che nei pomeriggi d’estate,
sulla terrazza del Ristorante del nonno Pietro, si dedicavano a
interminabili partite reggendo le carte a ventaglio per poi calarle, una ad
una, con foga sul tavolaccio. Fin da quand’era piccola le vacanze significavano
una trasferta di tutta la famiglia a Montepulciano, a casa dei nonni
materni che gestivano il ristorante ‘Olio e bruschetta’ sulle colline
della Val d’Orcia. Dalla casa dei nonni, un vero e proprio cascinale in pietra
costruito agli inizi del secolo a Casale Val d’Orcia, paese natale del nonno,
si poteva scorgere il campanile di Pienza, cittadina magica dove anche i nomi delle
vie suggerivano a lei adolescente, presagi teneri e densi di future delizie:
Via della Fortuna, Via dell’Amore, Via del Bacio …
Era stato
proprio a Pienza che Stella aveva visto per la prima volta Fausto.
Come lei, che
era in paese con le amiche dell’estate, anche lui era con un gruppo di ragazzi,
tutti rigorosamente maschi, chi alto, chi tozzo, chi allampanato, tutti più o
meno brufolosi. Poi lui: bello, i capelli corti sui lati e il ciuffo a
‘tendina’, come era la moda dei cantanti dell’epoca, gli occhi marroni e
profondi, il sorriso appena accennato in mezzo alla banda di sguaiati del
paese. Quando due ‘compagnie’, maschi e femmine, si incontrano nella piazza di
un paese è praticamente fisiologico che partano gli sguardi, le risatine, i
commenti a voce alta dei maschi, prontamente raccolti e commentati ‘pissi pissi
bau bau’ nel gruppo delle femmine. Ada, la più disinvolta e navigata delle
amiche di Stella, si raccontava che avesse già baciato almeno cinque maschi,
conosceva un ragazzo della compagnia festante e quindi fu facile mischiarsi e
tutti insieme andare a prendere un gelato in Corso Rossellino, la via dello
‘struscio’ e dei negozi per turisti che si accalcavano durante le feste a
comprare il famoso pecorino di Pienza e pacchi di Pici, i tipici spaghetti
senesi che anche nel ristorante del nonno andavano per la maggiore conditi con
il ragù d’anatra.
Stella non
ricordava chi fu a fare la prima mossa, ma l’iniziativa di invitare proprio
Fausto, solo lui, a trovarla nel casale del nonno il pomeriggio successivo, fu
inevitabile. Misurato, forse un po’ timido Fausto si presentò alle cinque
esatte con una scatola di cioccolatini per la nonna. La memoria di
quell’estate, la scoperta dell’amore, della tenerezza, dei primi baci e delle
caste carezze fece rigare di lacrime il viso già rugoso ma ancora affascinante
di Stella. Dopo quell’estate, dopo la morte del nonno prima, e della nonna subito
dopo, i suoi genitori avevano deciso di vendere il ristorante e conservare il
casale per le vacanze.
Non ci avevano più messo piede.
Il mare, i viaggi con papà e mamma, e poi le vacanze, finalmente da sola,
Londra, la Grecia, avevano tenuto lontana Stella dalla Val d’Orcia e dalla casa
dei nonni. Solo una volta, con Stefano, suo marito, decisero di fare una
deviazione dal percorso verso la casa al mare per mostrare a Lucia, che aveva
già compiuto dodici anni, il casale dove lei aveva trascorso fin da bimba i lunghi
mesi estivi.
La visita a Ester, la maga, la
cartomante che a detta di tutte le sue amiche riusciva a leggere nei tarocchi
il destino, era avvenuta in concomitanza della rottura del rapporto con Stefano,
terminato per consunzione, senza una precisa unica ragione e in occasione della
partenza di Lucia per Dublino dove si trovava Marco, il suo fidanzato e dove,
con ogni probabilità, sarebbe rimasta per terminare il suo dottorato di lingue.
Sola, nella calura milanese, Stella si sentiva persa, senza una meta, la casa
di Santa Margherita era stata affittata e l’iniziale voglia di regalarsi un
viaggio era tramontata al pensiero della solitudine. Non che Stella fosse un
tipo malinconico, anzi, quando lavorava, tutti la consideravano spiritosa, la
più brillante dell’ufficio. Con la pensione anticipata, all’età di poco più di
cinquant’anni si sentiva senza forze e vedeva il suo futuro a dir poco oscuro.
Eccola dunque nella sala di attesa, esitante e fiduciosa, per farsi leggere le
carte da Ester, maga dalle previsioni ‘certe’.
“Interessante”,
disse Ester leggendo le prime carte riverse sul tavolino. “Non le chiedo della
sua vita privata, le carte parlano chiaro, come pure chiaro è il suo
collocamento professionale: lei è in pensione, vero?”, proseguì, dando per
scontate le risposte di Stella. “Quello che vedo, però, e credo che sia questo
il motivo della sua visita, è il futuro”. Anche dopo questa affermazione non
attese la risposta della cliente, ma proseguì: “Il sei. L’arcano
maggiore più atteso!” Questa carta, spiegò, rappresentava l’amore, l’affinità.
Tolse la carta da quelle deposte e la mostrò a Stella che la osservò
attentamente: “gli Amanti sono nudi nel giardino dell'Eden. L'uomo guarda la
donna, la donna guarda in alto, verso un Angelo dalle ali spiegate e le braccia
allargate. Alle spalle della donna vi è un albero da frutto su cui si avvolge
un serpente. Dietro l'uomo vi è un albero in fiamme. In alto, il sole splende,
mentre in lontananza vediamo un singolo picco montuoso”. Un picco che stella
riconobbe senza alcun dubbio: assomigliava, stranamente, al Monte Amiata.
A questo punto
non ci fu bisogno che Ester, la Maga, desse la sua interpretazione della carta
a Stella. Lei aveva capito. Quello che non poteva sapere, nel momento in cui al
volante della sua auto si dirigeva verso la Toscana, era se Fausto fosse vivo,
se abitasse ancora in Toscana, se trascorresse ancora le vacanze in Val d’Orcia
e, per ultimo, se fosse solo, come lei.
Con coraggio e con entusiasmo
Stella spalancò gli scuri del vecchio casale, fece entrare il sole e l’aria
tiepida del pomeriggio. Era pronta a fare una bella passeggiata in paese.