sabato 11 giugno 2011

Quei giorni, quei profumi

‘Quei giorni perduti a rincorrere il vento…’ , era tanto che non sentivo le note di Amore che vieni, amore che vai di De Andrè; come per magia il fenomeno si ripete e si conferma lo straordinario potere evocativo della musica. Solo i profumi riescono in un tempo così breve a trasportarmi indietro ad un attimo, una situazione, una persona. Anche le puzze, ad essere sincero. Non posso sentire l’acre odore dell’olio di palma scaldato senza trovarmi magicamente a Düsseldorf, nella città vecchia, una sera d’inverno, uggiosa come un novembre a Milano, nebbiosa come a Milano non si vede più da tanto tempo. Le viuzze della Altstadt che portano a Csikos (ricordavo Cicos, poi, cercandolo in rete ho scoperto che si scrive con una S e una cappa)... l’emozione di bussare a un uscio, uno spioncino che si apre, una voce sgarbata che chiede chi sei, chi ti ha mandato. Come una setta segreta, per accedere a un sordido locale ungherese dove si gusta il gulash più piccante e più gustoso mai assaggiato nei seguenti quarant’anni di esperimenti. Una buona notizia: Esiste ancora. 
Lui, il ristorante. 
Io? Beh, forse no, sicuramente non più quello. I miei occhi sono cambiati, così pure i miei pensieri, gli affetti e le speranze. L’unica cosa immutata è, evidentemente, il naso, il fiuto. 
Che dire ancora del profumo, o la puzza? del bacon fritto che sale dalle cucine nei seminterrati, dai basement di Lennox Gardens, di Walton Street, la mattina alle sette. Ogni volta che mi faccio una carbonara, ogni volta che friggo la pancetta affumicata, torno per un attimo a Knightsbridge… 
Quei giorni perduti a rincorrere il vento.

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